Maurizio Malavasi e Valerio Ciardi hanno scritto a quattro mani F@vole via e-mail, una raccolta di fiabe dedicate ai bimbi di fascia prescolare e scolare. Ispirati dalle fiabe che ogni sera raccontavano e raccontano ai loro bambini, Maurizio e Valerio hanno modernizzato le “Favole al telefono” di Gianni Rodari.
IL COMODINO DI MAURIZIO MALAVASI
QSL – Che libri ci sono sul tuo comodino e perché?
MALAVASI – Sul mio comodino trovate un libro che ricorda il centenario della prima guerra mondiale ed è “Come cavalli che dormono in piedi”, di Rumiz. Sono un appassionato di storia del ‘900 e quindi tutta la letteratura sulla Grande Guerra che sta uscendo da un paio d’anni a questa parte è oggetto del mio interesse. Il libro di Rumiz è più una sorta di viaggio nel tempo di un anziano austroungarico sul fronte orientale ripercorrendo luoghi, battaglie cruenti, compagni caduti e popolazioni devastate. Poi “Mia sorella è una foca monaca”, di Frascella , l’esordio letterario di uno scrittore adesso affermato. Mi interessava leggerlo per capire come confrontarmi con autori della mia stessa età e stile di scrittura. Frascella infatti ha uno stile ironico e divertente come il mio ed ero interessato a comprendere come mettesse nero su bianco la sua sottile ironia e comicità.
Poi l’ultimo di Fabio Volo ma ancora non l’ho cominciato. Il mondo editoriale è diviso su Volo, un po’ per invidia perché vende milioni di copie e un po’ perché viene dal jet set e il suo stile non è molto ricercato. Ma e non interessano i discorsi dei critici o dei Soloni che si atteggiano a dei della scrittura, a me piace perché scrive come si parla ‘in strada’ e nella strada si parla chiaro. Pochi fronzoli o discorsi accademici. E inoltre delinea personaggi che possiamo essere tranquillamente noi, coi nostri problemi quotidiani, fobie, ansie o paure.
QSL – In cima ai tuoi libri hai messo dei segnalibri, come mai?
MALAVASI – Sono un po’ maniaco di segnalibri. Ne colleziono di ogni tipo e a ogni libro uso un segnalibro diverso. Nei miei viaggi che ho fatto in passato ho collezionato segnalibri da ogni lato del pianeta: nord e sud America, Africa, oriente e pure Australia. Poi conservo anche i segnalibri delle mie opere, ma non li utilizzo x la lettura. Sono un ricordo legato ai libri che ho scritto.
QSL – Qual è il primo libro che ricordi di aver letto?
MALAVASI – Lo hobbit di Tolkien. Lì ho scoperto il potere magico della parola. Ho capito come la scrittura potesse creare mondi magici e fantastiche imprese. Evocare mitiche battaglie o segreti inconfessabili. E’ stata una scoperta incredibile che mi ha aperto le porte della lettura.
QSL – Come scegli i libri da leggere?
MALAVASI – Non li scelgo dal web. Mi faccio ogni tanto i miei giretti nelle librerie e mi soffermo sugli scaffali per scrutare le novità oppure andare a scovare nel passato cosa mi son perso. Da lì poi mi faccio un’idea, ma non compro subito altrimenti porterei via dieci libri alla volta. E poi dopo non riesco a leggerli tutti nel breve. In seguito con calma faccio una cernita mentale di quelli che mi han colpito di più e poi li acquisto. Così son sicuro che nel breve li leggerò tutti.
QSL – Leggi su carta o e-book?
MALAVASI – No, su carta. Sono ancora all’antica, mi piace sfogliare le pagine e sentire il profumo della carta.
MALAVASI – L’idea è partita da me: volevo scrivere un libro di favole per mio figlio Samuele che ha cinque anni. Anche lui mi chiedeva di farlo dato che sa che scrivo libri. E poi a furia di tutte quelle storie che m’invento la sera prima della sua nanna non è stato difficile trovare la fantasia per crearle. Erano già lì, si trattava di allungarle un po’ e metterle nero su bianco. Le mie sono favole però soprattutto legate all’età prescolare: più brevi e meno elaborate. Così, tra un aperitivo e una gazzetta delle sport sfogliata sotto l’ombrellone, l’estate scorsa ho proposto al mio amico Valerio di scriverne una parte con favole però di età scolare. Lui, avendo un bambino di otto anni ai tempi, ha risposto positivamente poiché sapeva quali storie e che tipo di linguaggio utilizzare. Così si è messo sotto a settembre e a fine novembre il libro era completato.
QSL – Avete entrambi figli maschi ma le vostre favole non hanno “genere”. E’ stata una scelta o un caso?
MALAVASI – Sì, è vero non hanno genere. Spaziano dai fantasmi ai cavalieri, dai giganti ai dinosauri o ai cagnolini docili. Per quanto mi riguarda è una scelta. Volevo spaziare su vari temi e soggetti che piacciono ai bimbi senza fossilizzarmi su qualcosa in particolare. Ma non escludo che possa focalizzarmi su un soggetto per il prossimo libro dato che mi son divertito a scriverlo e che sta avendo, nel suo piccolo, un ottimo successo. Adesso sto sempre più imparando cosa amano leggere e ascoltare i bambini e soprattutto quale forma di linguaggio utilizzare.
QSL – Cosa si aspettano i bambini di oggi (e i loro genitori) da un libro di fiabe?
MALAVASI – Beh…il fatto che sia scritto da due papà già è un bel dire e questa fa notizia. Io ho visto negli occhi del mio Samuele e di Lorenzo, il figlio di Valerio, l’orgoglio di avere un papà che ha scritto qualcosa per loro e per i loro coetanei. Non è da tutti. Più generalmente i bambini di oggi hanno bisogno di ascoltare e di leggere favole. Apre la loro mente e la loro immaginazione e ne fanno tesoro. Così scoprono la loro fantasia e giocano con questa. Fantasia e creatività servono poi nella vita perché alimentano i sogni e le aspirazioni…altrimenti si vive come vegetali. Io nel mio piccolo ho preso l’abitudine, sin da quando era nella pancia della mamma, di raccontargli delle storie e adesso vedo che Samuele ci tiene ad ascoltarle. Prima della nanna se non gli racconto la sua storia quotidiana si incavola. Io invito tutti i genitori a comprare il nostro libro e tornare al rito della ‘favola prima della nanna’: è un momento solo vostro con lui, di estrema intimità…ed è ciò che più crea legame con vostro figlio…trovare questa complicità…anche per dieci minuti… vi ripaga di otto ore e passa di stress o rottura di p…al lavoro! E sarà un momento della giornata unico.
QSL-Cosa si aspettano i bambini di oggi (e i loro genitori) da un libro di fiabe?
CIARDI– I bambini sono tempestati di informazioni, basti pensare alla televisione o a internet: dare loro gli strumenti per riuscire a immaginare oltre, per fare pensieri propri non inoculati o venduti per vere realtà dal semplice essere postati o condivisi dai media, è l’unico vero compito che un genitore dovrebbe svolgere. Io penso di essere un buon padre (chi non lo pensa?) ma so per certo che tra pochi anni sarò sostituito dalla birretta con gli amici o dal primo bacio, e allora saranno importanti solo quei valori che sono riuscito a trasmettere e sui quali mio figlio potrà sempre fare affidamento nelle scelte che affronterà: fino ad allora faccio del mio meglio per regalargli un mondo nel quale ai doveri si affiancano i piaceri, ai compiti di matematica si oppongono le favole, agli orari rigidi tra scuola ed impegni sportivi si contrappongono i momenti senza tempo di una sana immaginazione, alla crescita frenetica si erige a paladino quella spensieratezza che anche un genitore è capace di provare. Penso che oggigiorno ci sia bisogno come non mai delle fiabe e che i nostri figli, in questo momento storico e culturale caratterizzato da guerre e problemi che difficilmente riescono a capire, debbano scoprire che l’ago della bilancia può sempre spostarsi dal bello al brutto in ogni momento ma che è essenziale per la loro crescita capire chi sia quella bilancia. I bambini di oggi hanno forse troppo rispetto a quello che si aveva anche solo una generazione fa, ma questo è il progresso e a noi non resta che dare loro i mezzi per riuscire a viverci dentro, creandosi un posto in un mondo fatto sì di concrete realtà ma anche di favolose illusioni.
IL LIBRO
F@vole via mail
Dopo più di cinquanta anni dalla pubblicazione di Favole al telefono di Gianni Rodari esce F@VOLE VIA E-MAIL, una raccolta di favole che rivisita in chiave moderna il successo editoriale di quell’amato scrittore per bambini.
Nel ’62 Rodari s’ inventava il personaggio del ragionieri Bianchi di Varese che, da buon agente di commercio, girava l’intera Italia tutta settimana da Nord a Sud e, per non far sentire la sua mancanza alla figlia, le raccontava per telefono una favola al giorno.
In questo libro gli autori lontani da casa per dieci giorni saranno invece due:Maurizio Malavasi, scapestrato agente di viaggio che dovrà recarsi a New York per risolvere un casino di lavoro e Valerio Ciardi, spedito come un pacco a un corso di aggiornamento a Parigi dalla compagnia aerea per cui lavora. Due amici fraterni e una famiglia ciascuno con prole ‘digitale’ perché ormai tra e-mail, whattsapp, smartphone e tablet è molto difficile sfuggire al ‘ditino sulla tastiera’ anche per i più piccoli. Ognuno di loro rappresenta infatti la classica ‘famiglia tecnologica’ del XXI secolo in costante e continua comunicazione: è questo che gli permetterà la solenne promessa ‘ una favola al giorno’.
Sì, perché entrambi dovranno scrivere una fiaba ogni giorno ai loro figli. Questa è la loro promessa! Ma non dovranno raccontarle al telefono come il ragionier Bianchi. E’ ormai preistoria. Siamo nel 2015 e ormai ci si comunica e scrive in tempo reale. E i bambini lo sanno, poiché maneggiano questi aggeggi tecnologici quasi meglio dei loro padri. Inoltre non vogliono solo ascoltare le storie ma toccarle con mano e leggerle! I due papà dovranno così inviarne una al giorno via e-mail all’indirizzo dei loro terribili divoratori di storie: Samuele e Lorenzo. Una promessa è una promessa e i loro bambini a nanna senza storia non ci vanno!
Che siano storie di draghi o cavalieri, orchi o giganti, fate o maghi, animali o pesci, piante o cose, poco importa. L’importante per loro è ascoltare prima di addormentarsi l’amata favola della BUONA NOTTE!
Altrimenti, come dicono loro stessi: “Papi, se non mi leggi una favola… stasera ti metto in punizione!”
Dedicato a tutti quei papà e quelle mamme che sanno che quei 10 minuti dedicati ai propri figli appena prima della nanna, sono il momento più bello della giornata quando, spalla a spalla sotto le coperte, chi racconta e chi ascolta diventano un’unica cosa