“La fuggitiva” è l’ottimo esordio letterario di Carlo Lefebvre, professore ordinario di geografia economico-politica all’Università La Sapienza di Roma.
Il thriller si apre ad Amsterdam con l’omicidio di Mick Hendriks, un informatico esperto di sistemi di crittografia. L’omicidio rimane irrisolto e spinge la polizia olandese a spostare le indagini a Marsiglia, città di origine del tecnico ucciso e a chiedere aiuto al commissario François Gerard. A Marsiglia Gerard deve indagare anche sull’omicidio di un amico poliziotto, ucciso mentre svolgeva indagini su un suicidio a dir poco sospetto. Tutte morti apparentemente slegate tra loro, non solo geograficamente: Amsterdam, Parigi, Marsiglia. Con formidabile intuito Gerard capisce di essere finito sulla tela intessuta da un abile ragno, misterioso e crudele: Garcia. Ma qual è il suo obiettivo finale? Niente è come sembra.
Nella terribile tela di Garcia cade anche Sahar, bella e giovane tunisina incastrata nell’omicidio di uno spacciatore: tutti gli indizi fanno supporre che sia lei la colpevole. Non le resta che fuggire attraverso l’Europa guidata dalla feroce voglia di scoprire chi l’ha incastrata e perché, incurante di essere in pericolo di vita.
L’unico a credere nell’innocenza de “La fuggitiva” è il commissario Gerard che ha iniziato a “visualizzare” i confini dell’impalpabile tela di Garcia, alimentata da pulsioni socio culturali di cui sentiamo parlare ogni giorno e che, sì, sappiamo, possono arrivare a essere tanto pericolose di fronte a governi indifferenti e impotenti.
Gerard è un personaggio che si fa amare subito, anche se è indurito dalla vita. E’ un uomo solo, abbandonato da una donna che non riesce a dimenticare; vive con due bastardini che tratta come figli, ha una lucidità e un’intuizione che lo rendono affascinante e per questo speriamo di rivederlo presto all’opera.
Da appassionata di thriller sono rimasta colpita dalla bontà di questa opera prima: il romanzo scorre veloce, il ritmo è incalzante, il puzzle che Gerard riesce a comporre è inquietante.
E poi ho apprezzato le citazioni di due romanzi che ho amato moltissimo: “La verità sul caso Harry Quebert” di Joël Dicker e “Sottomissione” di Michel Houellebeck.
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